lunedì 12 novembre 2007

Anteprima dipendenza mediatica


- Con la tv, si ha il mondo in casa. Purtroppo, vederlo non aiuta la digestione.
Le guerre e i fatti di sangue, anche i più cruenti, accompagnano i pasti quotidiani dei telespettatori, viziati dalle meraviglie truculente, dell’informazione in tempo reale.
La visione di soap opere, a ciclo continuo, trasforma le disfatte familiari, in spettacolo ed anche le crisi più drammatiche (separazioni, tradimenti, ecc.,) vengono fatte rientrare nella normalità, se non nell’irreale del già visto, da dare per scontato, quanto la normalità.

Le storie individuali, i segreti familiari, i vissuti di ciascuno di noi, sono tritati e somministrati, come tanti appetitosi hamburger, nelle fiction e nelle soap opera.

Come tali “polpette preconfezionate”, sono guarnite con le salse più invitanti, così, queste specie di favole per adulti, sono arricchite dalla sontuosità degli arredi e dei panorami, mentre splendide musiche di sottofondo, accompagnano l’ingordigia di molti telespettatori, ma soprattutto di molte telespettatrici.
In particolare, il pubblico femminile, ma non solo, insegue con assiduità queste sagre infinite di vite vissute (fiction), o di storie di pura fantasia (soap opere), tanto assurde da sembrare vere, disperdendo in questi “splendidi” prodotti di massa conflittualità e frustrazioni quotidiane con loro grande sollievo.
T. Adorno dice a tal proposito: “la psicologia del profondo penetra negli ultimi buchi, viene sottratta agli uomini, dalla cultura organizzata, anche l’ultima possibilità dell’esperienza del sé “.

La violenza, ripresa dalle cronache locali, nazionali ed internazionali, è presente in gran quantità negli “attesi” telegiornali, che con i loro servizi filmati, lasciano poco spazio alla fantasia e, nel ripetersi quotidiano, portano il pubblico dei telespettatori, sempre più video-dipendenti, ad una forma d'assuefazione, che può sfociare in comportamenti imitativi con le conseguenze che conosciamo o, ancor più grave, con la non reattività agli avvenimenti, anche a quelli più drammatici.
In quest’ultimo caso, lo spettatore, finisce col percepire la ripetitività come normalità.

(da “Il percorso- dal miracolo economico alla globalizzazione” Ed. Supernova)

I delitti di cronaca sono presentati come dei gialli serali stimolanti e ricchi di dettagli, conditi con dibattiti ed elucubrazioni degne di ben altre cause.
Anche i boss mafiosi sono trasferiti dalla cronaca alla soap opera, entrando nella logica del mercato mediatico a prescindere da qualsiasi altra valutazione, estranea all’auditing e quindi all’interesse di una compagnia quella della Rai che,peraltro vive con di una tassa iniqua caricata sulle spalle, ormai deformate, dei poveri cittadini.

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