martedì 29 gennaio 2008

Il mostro mediatico si autoalimenta

Il MOSTRO SI AUTOALIMENTA

Il mostro si autoalimenta e distrugge.
Ovvero, i media si autoalimentano trasformando un caso di cronaca nera in un giallo a puntate e il pubblico attratto dalla spettacolarizzazione delle tragedie altrui in un altro caso.
Stampa Tv Cinema Internet ecc…pur di vendere sono disposti a tutto.
Dapprima usano i delitti ed i loro protagonisti descritti minuziosamente, presentati come gialli (il giallo di Cogne, di Perugia, di Erba…) con puntate infinite come le soap-opera, coinvolgendo il pubblico, nei processi mediatici con la partecipazione di avvocati e magistrati, arrivando anche a romanzare la vita dei boss mafiosi e…successivamente gli stessi giornalisti che hanno alimentato certe morbosità vanno ad intervistare, quasi scandalizzati, il pubblico da loro stessi “educato” a tali spettacoli. Come appunto nel caso delle persone in coda per assistere al processo di Erba…
Il mostro alimenta se stesso.
Come non bastasse riportano le motivazioni che raccolgono tra questi neofiti “guardoni” del tipo “sono qui perché se ne è parlato così tanto che voglio vedere in faccia gli assassini”, oppure: “mi interessa perché sembra una storia a puntate”, un altro: “due persone accusate di delitti così terribili vien voglia di vederle in faccia” (messaggio se devi commettere un crimine che sia terribile così almeno diventerai famoso), ancora:”sono qui perché se ne parla continuamente su giornali e TV e voglio rendermene conto di persona”.
Il mostro alimenta se stesso.
Il commento del giornalista fuori campo: “forse tutto questo è partito con la spettacolarizzazione del delitto di Cogne” e aggiunge: “…molti di quelli che fanno la fila sono giovani pensionati, forse sarebbe meglio che si dedicassero a qualche attività di volontariato”.
Infatti, a partire dalla TV di stato per la quale subiamo una iniqua tassazione, tutti i vari media sono ricchi di programmi sul volontariato. Come abbiamo potuto osservare in questi anni gli operatori volontari impegnati nei paesi poveri o quelli che aiutano malati, disabili, anziani, ecc…in casa nostra sono protagonisti quotidiani di stampa e TV ed ispirano, normalmente, interviste, inchieste, film e fiction in continuazione.
In altre parole la folla dei processi, giovani pensionati compresi, è il cattivo frutto di una informazione morbosa e strumentale, un esempio scoperto e piuttosto banale, di come si manipola l’audience, esercitando un mestiere che ha come mission principale “suscitare l’interesse del pubblico a qualsiasi costo”e quindi come obiettivo primario la conseguente vendita del prodotto.
Si fa così anche con i detersivi.
Quello della cronaca nera non è l’esempio più grave e neppure il più diffuso, solo uno dei tanti, che ormai caratterizzano il ruolo deleterio dei media.
Spesso l’interesse viene suscitato dai più disparati episodi della vita sociale (ricordiamo i fatti di bullismo, le veline, ecc…) e, quasi sempre, più dei fatti contano i commenti, le allusioni, gli accostamenti costruiti ad hoc, le foto strappate alla privacy, le intercettazione o i verbali di qualche interrogatorio usciti dagli uffici competenti senza colpo ferire, ecc… Nell’insieme si tratta quasi sempre di veri capolavori di “mestiere” e… di ipocrisia.
In sostanza ai media “non gliene frega niente della merce che si vende purchè si venda”.
Nessuna elaborazione culturale (!!) formativa o educativa. Nessun rispetto delle vittime e dei loro familiari, nessun rispetto per i morti e per i vivi, solo vendite. Cosa non si fa per il mercato?!
Forse per questo i giornalisti hanno coniato tra di loro il termine più che appropriato di “marketta” per spiegare alcuni loro interventi.
Forse la “marketta”si è diffusa oltre ogni loro aspettativa lasciando il vasto pubblico in balia del mostro mediatico.

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