Non buca lo schermo? Non passa.
(Giuliano Ferrara su Panorama)
Commento all’articolo: “politici, sapersi vendere è tutto”.
In altre parole: saper comunicare per vincere.
Questo conferma l’importanza della comunicazione, la cui diffusione sembra inarrestabile, moltiplicandosi di giorno in giorno sia nelle tipologie che nella potenza invasiva. Tutto ciò crogiola e diverte la curiosità tecnologica nonché il desiderio di molti d’interagire col mondo dell’apparire, mentre, contemporaneamente spaventa l’idea dei tanti cretini che popolano l’universo delle telecomunicazioni.
In futuro, non dovremo solo preoccuparci che qualche cretino manipoli malamente una delle tante bombe atomiche che girano per il nostro pianeta, sopra e sotto le nostre teste, ma anche che qualche altro cretino non “buchi sulla scena mondiale”.
La sola alternativa che ci resta è di attrezzarci al meglio, propagando l’idea che bisogna “prepararci”, valutando le competenze e “riconsiderando” i valori dell’essere, per evitare di “farci bucare” dai cretini dell’apparire.
Felice 2008
mercoledì 26 dicembre 2007
domenica 23 dicembre 2007
Lo scempio del traffico degli animali esotici ed altri canti di Natale
Animali strappati dal proprio habitat per qualche capriccio in più.
Portati a soffrire e a morire in ambienti estranei, per far felice qualche bimbo, figlio di qualcuno che ha soldi da buttare assieme al proprio rispetto per la natura e quindi anche per il futuro di suo figlio.
Un massacro che regge traffici di ogni genere con volumi d’affari esponenziali, dove tutto conta: il denaro, la moda, l’esibizione,…fuorché il rispetto della natura.
La TV lo racconta di tanto in tanto alla mensa del belpaese, in diretta con il Tg, magari alla vigilia delle feste natalizie, con qualche immagine dei poveri animali in sofferenza, accanto al servizio del carovita o dell’ultima storia di cronaca nera, appassionante quanto una fiction.
Gli animali sono li a guardarci supplichevoli, spaesati e stupiti come i milioni di bimbi in sofferenza nel mondo. Tutti sembrano bucare la TV per chiamarci all’appello, per fare qualcosa.
Non allarmiamoci, non sono affari nostri. E’ solo informazione giornalistica…
Infatti, subito dopo il servizio sui poveri animali la conduttrice del Tg, evidentemente preoccupata di non disturbare troppo la nostra tavola (vuoi mettere il piacere delle fiction-horror serali raccontati con mille dettagli stimolanti), - evita qualsiasi commento sullo scempio e passa direttamente ai cartoni animati con protagonisti vivaci e felici animaletti - .
Superficialità, mestiere, esigenze commerciali e/o pubblicitarie, qualche marchetta indiretta ma in... diretta.Non saprei….
Suggerisco però di osservare come ci vengono somministrate le notizie dai mass media per capire dove va il belpaese, ma…
non allarmiamoci e, se ancora non ci hanno convinto, ricordiamoci che il messaggio che ci ripetono in continuazione è “non sono affari vostri”.
E’ solo informazione giornalistica.
Portati a soffrire e a morire in ambienti estranei, per far felice qualche bimbo, figlio di qualcuno che ha soldi da buttare assieme al proprio rispetto per la natura e quindi anche per il futuro di suo figlio.
Un massacro che regge traffici di ogni genere con volumi d’affari esponenziali, dove tutto conta: il denaro, la moda, l’esibizione,…fuorché il rispetto della natura.
La TV lo racconta di tanto in tanto alla mensa del belpaese, in diretta con il Tg, magari alla vigilia delle feste natalizie, con qualche immagine dei poveri animali in sofferenza, accanto al servizio del carovita o dell’ultima storia di cronaca nera, appassionante quanto una fiction.
Gli animali sono li a guardarci supplichevoli, spaesati e stupiti come i milioni di bimbi in sofferenza nel mondo. Tutti sembrano bucare la TV per chiamarci all’appello, per fare qualcosa.
Non allarmiamoci, non sono affari nostri. E’ solo informazione giornalistica…
Infatti, subito dopo il servizio sui poveri animali la conduttrice del Tg, evidentemente preoccupata di non disturbare troppo la nostra tavola (vuoi mettere il piacere delle fiction-horror serali raccontati con mille dettagli stimolanti), - evita qualsiasi commento sullo scempio e passa direttamente ai cartoni animati con protagonisti vivaci e felici animaletti - .
Superficialità, mestiere, esigenze commerciali e/o pubblicitarie, qualche marchetta indiretta ma in... diretta.Non saprei….
Suggerisco però di osservare come ci vengono somministrate le notizie dai mass media per capire dove va il belpaese, ma…
non allarmiamoci e, se ancora non ci hanno convinto, ricordiamoci che il messaggio che ci ripetono in continuazione è “non sono affari vostri”.
E’ solo informazione giornalistica.
sabato 22 dicembre 2007
UN PAESE VECCHIO
Un Paese Vecchio
Dice il Presidente della Repubblica che la Costituzione è una giovane signora.
Sarà anche vero. Questione di punti di vista.
Certamente, se la Costituzione è ancora una giovane signora, il Paese, negli stessi anni, è nato, cresciuto e poi invecchiato precocemente. Oggi, il paese, quello reale, è un paese vecchio. Quasi il fanalino di coda della “vecchia Europa” e, considerato il trend di crescita dei paesi dell’est, a rischio anche nella futura “nuova Europa”.
Un paese vecchio e sommerso dalle immondizie… di ogni genere.
Sommerso dalle lentezze della burocrazia, dal menefreghismo imperante (anche se non generalizzabile) dalla furbizia elevata a virtù, dalla logica del guadagno come unico fine, dalla diffusa delegittimazione del lavoro come valore sociale e, conseguentemente, anche dei veri lavoratori, quelli che, come premio, faticano ad arrivare a fine mese. Gli stessi che muoiono nei posti di lavoro, sono sempre loro le vittime.
Sono soprattutto gli operai, i pensionati, i poveri, ad essere dimenticati dal paese dei furbi e dei facili guadagni, quelli che non possono nascondersi dietro il denaro o il potere ma neppure dietro delle scrivanie, destreggiandosi, più o meno con le montagne di carte di una burocrazia elefantiaca e spesso inutile…la burocrazia ovunque. Nei posti di lavoro, nei preposti al controllo dei posti di lavoro, nei preposti al controllo degli addetti al controllo dei posti di lavoro,ecc… Ovunque burocrazia, espressione principe di qualcosa di utile che diventa inutile e dannosa quanto un parassita.
Una burocrazia che troppo spesso s’identifica con lo stato stesso.
Una burocrazia forte ed arrogante con i deboli (i cittadini) e debole con i forti (poteri forti dello stato – rappresentanti istituzionali – ecc…).
Una burocrazia inefficiente e prepotente che non stimola la crescita civile del paese.
Una burocrazia funzionale solo nelle promesse e mostruosa nei confronti dei cittadini che continuano ad essere considerati non datori di lavoro (altrochè clienti…) ma postulanti …o incompetenti rompipalle …
Un paese vecchio, spaccato in due, con gente al nord che aspira ad un modello europeo avanzato e gente al sud che aspira ad essere liberata dalle immondizie e dalla criminalità organizzata.
Un paese invecchiato all’ombra della Carta costituzionale, nell’attesa di un promesso salto di civiltà ( tra l’altro il presidente Napoletano ricorda l’insegnamento dell’educazione civica dopo che per anni è stata abbandonata dai percorsi scolastici…) un salto di civiltà che non si è realizzato compiutamente nella prima repubblica e si è impantanato nella cosiddetta seconda.
Purtroppo i tempi sono sempre più stretti, il rischio è l’arretramento e l’emarginazione del paese che a prescindere dalla sua Costituzione, appare sempre più vecchio ed ingovernabile. L’alternativa a tanto vecchiume, l’eventuale prospettiva di sviluppo, è fondata, naturalmente, sulle future generazioni, su tutti quei giovani (i bamboccioni di Padoa Schioppa) che però avanzano con scarso entusiasmo in quanto lontani dalla politica delle parole e delle promesse. Loro chiedono obiettivi chiari, comportamenti coerenti, chiedono ai “grandi” di offrire esempi di civiltà, premiando i meritevoli, contrastando il bel paese che continua a correre nell’immaginario collettivo alimentato dai circuiti mediatici, un paese che insegue l’apparire anziché l’essere, continuando a premiare i “furbetti” del quartierino, della politica mediocre, dell’economia e della finanza d’accapparamento, dei poteri forti e mediatici… in definitiva la “cultura dei furbetti vincenti”.
Un salto di civiltà urgente non può attendere le alchimie della politica ma richiede proposte elettorali chiare e decise e comportamenti conseguenti ed immediati come l’abbattimento di sprechi e privilegi “da subito”, con i provvedimenti necessari anche se drastici per la conversione delle nostre tasse in servizi efficienti ( ad esempio…non dover attendere mesi o anni per degli esami clinici, per avere adeguati servizi di assistenza agli anziani o per far fronte alle gravi patologie degenerative che spesso accompagnano le nostre vite in una vecchiaia sempre più avanzata e sempre più in difficoltà).
Tutto ciò che serve si deve fare “subito” con maggioranze chiare ed alternative, anche a costo di applicare provvedimenti non condivisi dall’ambito elettorato di centro.
Bisogna avere il coraggio di scegliere, anche se ciò può significare passare la mano ad una maggioranza diversa, come avviene del resto in tutti i paesi a democrazia avanzata.
In realtà il nostro paese si sta muovendo come un vecchio, stanco e malato.
Infatti, qualsiasi cosa, anche se utile e condivisa piomba nella lentezza, tipica della vecchiaia.
Anche entrare nel mondo del lavoro, si tratti di un’assunzione o di aprire una nuova attività, diventa macchinoso costoso, spesso inutile e inconsistente.
Purtroppo le incrostazioni più resistenti sono quelle rappresentate da un sistema amministrativo farraginose che alla fine finisce per tutelare i disonesti (vedi l’evasione fiscale) e danneggiare i cittadini onesti……
Se la burocrazia non ha più una finalità ma alimenta solo se stessa ( naturalmente in questa logica sono riconducibili anche le Aziende ex Enti dello Stato come Poste, Ferrovie, Telecomunicazioni, Alitalia, ecc…) come succede del resto per gli enti inutili (o meglio utili per chi continua a prendere uno stipendio) diventa solo un peso per il paese.
Un peso insopportabile, che si trascina, come il corpo di un vecchio.
Un peso che non impedisce di esprimere buone idee, scrivere validi programmi, ma ne impedisce la realizzazione, trasmettendo a tutti il senso del limite del compromesso perpetuo, delle non scelte o delle scelte apparenti, con un unico fine che sembra essere quello di occupare una poltrona, mantenere uno stipendio (come negli enti inutili) ed occupare il potere, con qualche trasformazione opportunistica e qualche modifica elettorale.
Naturalmente per molti cittadini - politici e non - la verità sta a cavallo tra tutto questo e il desiderio di avere la forza necessaria per muovere un corpo che pesa sempre di più fino a condurre un intero paese all’immobilismo, all’arretramento socio-economico e quindi alla decadenza…anche se quest' ultima prospettiva spaventa il nostro Presidente… e non solo lui.
Dice il Presidente della Repubblica che la Costituzione è una giovane signora.
Sarà anche vero. Questione di punti di vista.
Certamente, se la Costituzione è ancora una giovane signora, il Paese, negli stessi anni, è nato, cresciuto e poi invecchiato precocemente. Oggi, il paese, quello reale, è un paese vecchio. Quasi il fanalino di coda della “vecchia Europa” e, considerato il trend di crescita dei paesi dell’est, a rischio anche nella futura “nuova Europa”.
Un paese vecchio e sommerso dalle immondizie… di ogni genere.
Sommerso dalle lentezze della burocrazia, dal menefreghismo imperante (anche se non generalizzabile) dalla furbizia elevata a virtù, dalla logica del guadagno come unico fine, dalla diffusa delegittimazione del lavoro come valore sociale e, conseguentemente, anche dei veri lavoratori, quelli che, come premio, faticano ad arrivare a fine mese. Gli stessi che muoiono nei posti di lavoro, sono sempre loro le vittime.
Sono soprattutto gli operai, i pensionati, i poveri, ad essere dimenticati dal paese dei furbi e dei facili guadagni, quelli che non possono nascondersi dietro il denaro o il potere ma neppure dietro delle scrivanie, destreggiandosi, più o meno con le montagne di carte di una burocrazia elefantiaca e spesso inutile…la burocrazia ovunque. Nei posti di lavoro, nei preposti al controllo dei posti di lavoro, nei preposti al controllo degli addetti al controllo dei posti di lavoro,ecc… Ovunque burocrazia, espressione principe di qualcosa di utile che diventa inutile e dannosa quanto un parassita.
Una burocrazia che troppo spesso s’identifica con lo stato stesso.
Una burocrazia forte ed arrogante con i deboli (i cittadini) e debole con i forti (poteri forti dello stato – rappresentanti istituzionali – ecc…).
Una burocrazia inefficiente e prepotente che non stimola la crescita civile del paese.
Una burocrazia funzionale solo nelle promesse e mostruosa nei confronti dei cittadini che continuano ad essere considerati non datori di lavoro (altrochè clienti…) ma postulanti …o incompetenti rompipalle …
Un paese vecchio, spaccato in due, con gente al nord che aspira ad un modello europeo avanzato e gente al sud che aspira ad essere liberata dalle immondizie e dalla criminalità organizzata.
Un paese invecchiato all’ombra della Carta costituzionale, nell’attesa di un promesso salto di civiltà ( tra l’altro il presidente Napoletano ricorda l’insegnamento dell’educazione civica dopo che per anni è stata abbandonata dai percorsi scolastici…) un salto di civiltà che non si è realizzato compiutamente nella prima repubblica e si è impantanato nella cosiddetta seconda.
Purtroppo i tempi sono sempre più stretti, il rischio è l’arretramento e l’emarginazione del paese che a prescindere dalla sua Costituzione, appare sempre più vecchio ed ingovernabile. L’alternativa a tanto vecchiume, l’eventuale prospettiva di sviluppo, è fondata, naturalmente, sulle future generazioni, su tutti quei giovani (i bamboccioni di Padoa Schioppa) che però avanzano con scarso entusiasmo in quanto lontani dalla politica delle parole e delle promesse. Loro chiedono obiettivi chiari, comportamenti coerenti, chiedono ai “grandi” di offrire esempi di civiltà, premiando i meritevoli, contrastando il bel paese che continua a correre nell’immaginario collettivo alimentato dai circuiti mediatici, un paese che insegue l’apparire anziché l’essere, continuando a premiare i “furbetti” del quartierino, della politica mediocre, dell’economia e della finanza d’accapparamento, dei poteri forti e mediatici… in definitiva la “cultura dei furbetti vincenti”.
Un salto di civiltà urgente non può attendere le alchimie della politica ma richiede proposte elettorali chiare e decise e comportamenti conseguenti ed immediati come l’abbattimento di sprechi e privilegi “da subito”, con i provvedimenti necessari anche se drastici per la conversione delle nostre tasse in servizi efficienti ( ad esempio…non dover attendere mesi o anni per degli esami clinici, per avere adeguati servizi di assistenza agli anziani o per far fronte alle gravi patologie degenerative che spesso accompagnano le nostre vite in una vecchiaia sempre più avanzata e sempre più in difficoltà).
Tutto ciò che serve si deve fare “subito” con maggioranze chiare ed alternative, anche a costo di applicare provvedimenti non condivisi dall’ambito elettorato di centro.
Bisogna avere il coraggio di scegliere, anche se ciò può significare passare la mano ad una maggioranza diversa, come avviene del resto in tutti i paesi a democrazia avanzata.
In realtà il nostro paese si sta muovendo come un vecchio, stanco e malato.
Infatti, qualsiasi cosa, anche se utile e condivisa piomba nella lentezza, tipica della vecchiaia.
Anche entrare nel mondo del lavoro, si tratti di un’assunzione o di aprire una nuova attività, diventa macchinoso costoso, spesso inutile e inconsistente.
Purtroppo le incrostazioni più resistenti sono quelle rappresentate da un sistema amministrativo farraginose che alla fine finisce per tutelare i disonesti (vedi l’evasione fiscale) e danneggiare i cittadini onesti……
Se la burocrazia non ha più una finalità ma alimenta solo se stessa ( naturalmente in questa logica sono riconducibili anche le Aziende ex Enti dello Stato come Poste, Ferrovie, Telecomunicazioni, Alitalia, ecc…) come succede del resto per gli enti inutili (o meglio utili per chi continua a prendere uno stipendio) diventa solo un peso per il paese.
Un peso insopportabile, che si trascina, come il corpo di un vecchio.
Un peso che non impedisce di esprimere buone idee, scrivere validi programmi, ma ne impedisce la realizzazione, trasmettendo a tutti il senso del limite del compromesso perpetuo, delle non scelte o delle scelte apparenti, con un unico fine che sembra essere quello di occupare una poltrona, mantenere uno stipendio (come negli enti inutili) ed occupare il potere, con qualche trasformazione opportunistica e qualche modifica elettorale.
Naturalmente per molti cittadini - politici e non - la verità sta a cavallo tra tutto questo e il desiderio di avere la forza necessaria per muovere un corpo che pesa sempre di più fino a condurre un intero paese all’immobilismo, all’arretramento socio-economico e quindi alla decadenza…anche se quest' ultima prospettiva spaventa il nostro Presidente… e non solo lui.
sabato 8 dicembre 2007
LETTERA A BEPPE GRILLO
LETTERA A BEPPE GRILLO
Caro Beppe
al di là dei farisaici distinguo sul metodo, che alcuni avanzano, mi sento di condividere quasi sempre le Tue battaglie sulla difesa del nostro habitat, e sullo stato decadente del governo del nostro paese con corruzione e mal costume in primo piano, tanto che la seconda repubblica non appare migliore della prima ( quella che ti stava tanto antipatica…e che ha fatto la fortuna del Ministro dell’ Italia dei “valori” )
Tuttavia, tra le tante tue battaglie la battaglia principe, quella che condivido più di tutte le altre è la battaglia che punta direttamente al cuore delle arretratezze culturali del paese:
la battaglia sulla disinformazione.
La disinformazione è anche la vera assicurazione del sistema.
Questo è un paese che predica la libertà quando da anni tutti i gangli vitali della vita politica, economica, giudiziaria e culturale sono bloccati e manipolati dalla disinformazione: la grande sorella dei poteri forti ed occulti che amano esporsi poco e manipolare molto.
Purtroppo anche la disinformazione è frutto della storia di questo paese raccogliticcio e garibaldino che ha tantissimi difetti e, tra i pochi pregi la cultura, che però non ha ancora trovato alloggio nei media, dove prevale la disinformazione, mentre il pubblico, assettato di cose giuste e belle, plaude a Benigni che ha offerto uno scampolo di satira – spettacolo e cultura, aiutando l’audience a fuggire, almeno per una sera dall’isola dei famosi.
Come si sa, il tipo di cultura dilagante, è quello più funzionale al sistema e quindi, tutto si rivela inutile, se non si combattono i punti cardine del sistema medesimo.
In particolare la voglia di apparire sta ai media come i media stanno alla disinformazione.
In altre parole, in un paese come il nostro, dove a differenza di molti altri paesi occidentali, l’etica viene confusa con la morale che sta solo nel Dna del vero credente (merce sempre più rara) mentre dovrebbe albergare nel comune cittadino, portatore di civiltà e quindi soggetto a diritti-doveri, in quanto tale.
Viceversa, nella cosiddetta “vita civile” del nostro bel - paese, con la caduta del senso etico, emerge l’esaltazione dei furbetti del quartierino e del partitino, la deresponsabilizzazione diffusa, e quindi il prevalere dell’apparire, dell’avere e del potere come valori primari.
Ovviamente, cadute le garanzie delle carriere per merito (si sa che in questo ci distinguiamo …vedi i familiari arruolati nelle TV e ….nella carta stampata - la consuetudine delle raccomandazione e/o segnalazioni…ecc… ) ai nostri giovani rimane il precariato (nel lavoro…nella famiglia…nella vecchiaia..) e la via dei media dove la scorciatoia è rappresentata dall’apparire.
Ho scritto un paio d’anni fa ( chiedo scusa per l’autocitazione) :
“siamo stati travolti dalla società dell’avere, del potere e dell’apparire dimenticando per strada l’essere, il rispetto per “ciò che siamo” a prescindere da “ciò che abbiamo”
Da “IL PERCORSO - dal miracolo economico alla globalizzazione” Edizioni Supernova Venezia - anno 2007
Caro Beppe,
bisogna avere il coraggio di affrontare il sistema alle radici e, a costo di apparire dei banali moralizzatori, scuotere l’etica per riscoprire il valore dell’essere.
Solo così possiamo difendere veramente i nostri figli dall’assedio del consumismo, dall’ideologia della competitività e dalla supremazia degli interessi economici su tutto il resto, compreso il presente e, purtroppo, anche il loro futuro.
Solo combattendo il valore assoluto attribuito al denaro si possono vincere le battaglie per il rispetto dell’individuo e del suo habitat altrimenti rimaniamo fermi al romanzo epico, al Don Chisciotte.
Infatti, com’è ormai risaputo, nella logica economica di mercato tutto passa in secondo piano.
Tu stesso portando alla ribalta, con spirito veritiero e combattivo questo o quel tema, contribuirai a ripulire le coscienze, sotto lo sferzare del tuo giavellotto quale impavido cavaliere (per questo certamente degno di premi) garantendo però, anche con il tuo ruolo di comico satirico, di fustigatore dei costumi internauta moderno, la stessa continuità di sistema.
Alla prossima…
Con stima e simpatia
Caro Beppe
al di là dei farisaici distinguo sul metodo, che alcuni avanzano, mi sento di condividere quasi sempre le Tue battaglie sulla difesa del nostro habitat, e sullo stato decadente del governo del nostro paese con corruzione e mal costume in primo piano, tanto che la seconda repubblica non appare migliore della prima ( quella che ti stava tanto antipatica…e che ha fatto la fortuna del Ministro dell’ Italia dei “valori” )
Tuttavia, tra le tante tue battaglie la battaglia principe, quella che condivido più di tutte le altre è la battaglia che punta direttamente al cuore delle arretratezze culturali del paese:
la battaglia sulla disinformazione.
La disinformazione è anche la vera assicurazione del sistema.
Questo è un paese che predica la libertà quando da anni tutti i gangli vitali della vita politica, economica, giudiziaria e culturale sono bloccati e manipolati dalla disinformazione: la grande sorella dei poteri forti ed occulti che amano esporsi poco e manipolare molto.
Purtroppo anche la disinformazione è frutto della storia di questo paese raccogliticcio e garibaldino che ha tantissimi difetti e, tra i pochi pregi la cultura, che però non ha ancora trovato alloggio nei media, dove prevale la disinformazione, mentre il pubblico, assettato di cose giuste e belle, plaude a Benigni che ha offerto uno scampolo di satira – spettacolo e cultura, aiutando l’audience a fuggire, almeno per una sera dall’isola dei famosi.
Come si sa, il tipo di cultura dilagante, è quello più funzionale al sistema e quindi, tutto si rivela inutile, se non si combattono i punti cardine del sistema medesimo.
In particolare la voglia di apparire sta ai media come i media stanno alla disinformazione.
In altre parole, in un paese come il nostro, dove a differenza di molti altri paesi occidentali, l’etica viene confusa con la morale che sta solo nel Dna del vero credente (merce sempre più rara) mentre dovrebbe albergare nel comune cittadino, portatore di civiltà e quindi soggetto a diritti-doveri, in quanto tale.
Viceversa, nella cosiddetta “vita civile” del nostro bel - paese, con la caduta del senso etico, emerge l’esaltazione dei furbetti del quartierino e del partitino, la deresponsabilizzazione diffusa, e quindi il prevalere dell’apparire, dell’avere e del potere come valori primari.
Ovviamente, cadute le garanzie delle carriere per merito (si sa che in questo ci distinguiamo …vedi i familiari arruolati nelle TV e ….nella carta stampata - la consuetudine delle raccomandazione e/o segnalazioni…ecc… ) ai nostri giovani rimane il precariato (nel lavoro…nella famiglia…nella vecchiaia..) e la via dei media dove la scorciatoia è rappresentata dall’apparire.
Ho scritto un paio d’anni fa ( chiedo scusa per l’autocitazione) :
“siamo stati travolti dalla società dell’avere, del potere e dell’apparire dimenticando per strada l’essere, il rispetto per “ciò che siamo” a prescindere da “ciò che abbiamo”
Da “IL PERCORSO - dal miracolo economico alla globalizzazione” Edizioni Supernova Venezia - anno 2007
Caro Beppe,
bisogna avere il coraggio di affrontare il sistema alle radici e, a costo di apparire dei banali moralizzatori, scuotere l’etica per riscoprire il valore dell’essere.
Solo così possiamo difendere veramente i nostri figli dall’assedio del consumismo, dall’ideologia della competitività e dalla supremazia degli interessi economici su tutto il resto, compreso il presente e, purtroppo, anche il loro futuro.
Solo combattendo il valore assoluto attribuito al denaro si possono vincere le battaglie per il rispetto dell’individuo e del suo habitat altrimenti rimaniamo fermi al romanzo epico, al Don Chisciotte.
Infatti, com’è ormai risaputo, nella logica economica di mercato tutto passa in secondo piano.
Tu stesso portando alla ribalta, con spirito veritiero e combattivo questo o quel tema, contribuirai a ripulire le coscienze, sotto lo sferzare del tuo giavellotto quale impavido cavaliere (per questo certamente degno di premi) garantendo però, anche con il tuo ruolo di comico satirico, di fustigatore dei costumi internauta moderno, la stessa continuità di sistema.
Alla prossima…
Con stima e simpatia
mercoledì 5 dicembre 2007
Il Partito democratico e il Partito dei Socialisti Europei
Torniamo a parlare di politica….
A proposito del “famolo strano”
Veltroni in visita ai gruppi liberale e socialista del Parlamento europeo.
Bravo Veltroni… due gruppi son meglio di uno.
Riprende così la trama del peggior Western all’italiana ( v. precedente Veltroni facci sognare), questa volta con il doppiaggio.
Per gli amanti del nuovismo la versione del neonato PD è offerta sia in versione liberale che socialista. Meglio di così!
Purtroppo continua anche la farsa della politica casalinga.
Dopo i discorsi fatti sul PSE la verità comincia a venire a galla ed infatti il Walter nazionale dichiara laconicamente: “è ancora lontana la decisione sulla collocazione del Partito democratico in seno al PSE”.
Dinanzi al nuovismo veltroniano, un po’ europeo ma - anche un po’ statunitense – il gruppo del PSE non ci sta ad aspettare il 2009.
Il tedesco Martin Schulz capogruppo dei socialisti al Parlamento europeo non ci sta al “famolo strano”, non ci sta ad aspettare nuove sceneggiate, chiede chiarezza e dichiara “sta a voi decidere dove volete andare” . In altre parole si può discutere di tutto ma prima dovete scegliere. Non potete reggere un film che avete appena iniziato a girare dando due versioni diverse: parlando contemporaneamente due linguaggi politici.
Comodo il doppiaggio del PD “forse” utile per i suoi conti elettorali, ma certamente confuso e deleterio per il Paese che esige scelte vere.
Non è possibile continuare a non scegliere una collocazione politica chiara a livello europeo e mondiale senza cadere nell’equivoco che il sacrificio di qualche excomunista ed ex democristiano deluso è il prezzo da pagare per galleggiare al centro.
Ecco quindi la nuova parola d’ordine: conquistare il centro.
Stare al centro anche a costo di rinnegare le aspettative di quanti speravano di ritrovarsi nella sinistra socialista europea.
Stare al centro a qualsiasi costo (forti della lezione storica del potere democristiano) anche a costo di macerare qualsiasi aspettativa popolare nel brodo della stabilizzazione del cosiddetto
“compromesso storico”.
Giustamente Fontelles ex presidente del Parlamento europeo e membro del PSE ha dichiarato con quella trasparenza e chiarezza in disuso dalle nostre parti che: “Le amalgame spesso confondono e deludono gli elettori”.
Ma Veltroni non ha fretta e pur di tenere il suo film aperto a chi si sente liberale ma anche socialista annuncia che:
“fino al 2009 restiamo in gruppi separati, dopo non sono in grado di dirlo”.
Più famolo strano di così …..
A proposito del “famolo strano”
Veltroni in visita ai gruppi liberale e socialista del Parlamento europeo.
Bravo Veltroni… due gruppi son meglio di uno.
Riprende così la trama del peggior Western all’italiana ( v. precedente Veltroni facci sognare), questa volta con il doppiaggio.
Per gli amanti del nuovismo la versione del neonato PD è offerta sia in versione liberale che socialista. Meglio di così!
Purtroppo continua anche la farsa della politica casalinga.
Dopo i discorsi fatti sul PSE la verità comincia a venire a galla ed infatti il Walter nazionale dichiara laconicamente: “è ancora lontana la decisione sulla collocazione del Partito democratico in seno al PSE”.
Dinanzi al nuovismo veltroniano, un po’ europeo ma - anche un po’ statunitense – il gruppo del PSE non ci sta ad aspettare il 2009.
Il tedesco Martin Schulz capogruppo dei socialisti al Parlamento europeo non ci sta al “famolo strano”, non ci sta ad aspettare nuove sceneggiate, chiede chiarezza e dichiara “sta a voi decidere dove volete andare” . In altre parole si può discutere di tutto ma prima dovete scegliere. Non potete reggere un film che avete appena iniziato a girare dando due versioni diverse: parlando contemporaneamente due linguaggi politici.
Comodo il doppiaggio del PD “forse” utile per i suoi conti elettorali, ma certamente confuso e deleterio per il Paese che esige scelte vere.
Non è possibile continuare a non scegliere una collocazione politica chiara a livello europeo e mondiale senza cadere nell’equivoco che il sacrificio di qualche excomunista ed ex democristiano deluso è il prezzo da pagare per galleggiare al centro.
Ecco quindi la nuova parola d’ordine: conquistare il centro.
Stare al centro anche a costo di rinnegare le aspettative di quanti speravano di ritrovarsi nella sinistra socialista europea.
Stare al centro a qualsiasi costo (forti della lezione storica del potere democristiano) anche a costo di macerare qualsiasi aspettativa popolare nel brodo della stabilizzazione del cosiddetto
“compromesso storico”.
Giustamente Fontelles ex presidente del Parlamento europeo e membro del PSE ha dichiarato con quella trasparenza e chiarezza in disuso dalle nostre parti che: “Le amalgame spesso confondono e deludono gli elettori”.
Ma Veltroni non ha fretta e pur di tenere il suo film aperto a chi si sente liberale ma anche socialista annuncia che:
“fino al 2009 restiamo in gruppi separati, dopo non sono in grado di dirlo”.
Più famolo strano di così …..
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