Un Paese Vecchio
Dice il Presidente della Repubblica che la Costituzione è una giovane signora.
Sarà anche vero. Questione di punti di vista.
Certamente, se la Costituzione è ancora una giovane signora, il Paese, negli stessi anni, è nato, cresciuto e poi invecchiato precocemente. Oggi, il paese, quello reale, è un paese vecchio. Quasi il fanalino di coda della “vecchia Europa” e, considerato il trend di crescita dei paesi dell’est, a rischio anche nella futura “nuova Europa”.
Un paese vecchio e sommerso dalle immondizie… di ogni genere.
Sommerso dalle lentezze della burocrazia, dal menefreghismo imperante (anche se non generalizzabile) dalla furbizia elevata a virtù, dalla logica del guadagno come unico fine, dalla diffusa delegittimazione del lavoro come valore sociale e, conseguentemente, anche dei veri lavoratori, quelli che, come premio, faticano ad arrivare a fine mese. Gli stessi che muoiono nei posti di lavoro, sono sempre loro le vittime.
Sono soprattutto gli operai, i pensionati, i poveri, ad essere dimenticati dal paese dei furbi e dei facili guadagni, quelli che non possono nascondersi dietro il denaro o il potere ma neppure dietro delle scrivanie, destreggiandosi, più o meno con le montagne di carte di una burocrazia elefantiaca e spesso inutile…la burocrazia ovunque. Nei posti di lavoro, nei preposti al controllo dei posti di lavoro, nei preposti al controllo degli addetti al controllo dei posti di lavoro,ecc… Ovunque burocrazia, espressione principe di qualcosa di utile che diventa inutile e dannosa quanto un parassita.
Una burocrazia che troppo spesso s’identifica con lo stato stesso.
Una burocrazia forte ed arrogante con i deboli (i cittadini) e debole con i forti (poteri forti dello stato – rappresentanti istituzionali – ecc…).
Una burocrazia inefficiente e prepotente che non stimola la crescita civile del paese.
Una burocrazia funzionale solo nelle promesse e mostruosa nei confronti dei cittadini che continuano ad essere considerati non datori di lavoro (altrochè clienti…) ma postulanti …o incompetenti rompipalle …
Un paese vecchio, spaccato in due, con gente al nord che aspira ad un modello europeo avanzato e gente al sud che aspira ad essere liberata dalle immondizie e dalla criminalità organizzata.
Un paese invecchiato all’ombra della Carta costituzionale, nell’attesa di un promesso salto di civiltà ( tra l’altro il presidente Napoletano ricorda l’insegnamento dell’educazione civica dopo che per anni è stata abbandonata dai percorsi scolastici…) un salto di civiltà che non si è realizzato compiutamente nella prima repubblica e si è impantanato nella cosiddetta seconda.
Purtroppo i tempi sono sempre più stretti, il rischio è l’arretramento e l’emarginazione del paese che a prescindere dalla sua Costituzione, appare sempre più vecchio ed ingovernabile. L’alternativa a tanto vecchiume, l’eventuale prospettiva di sviluppo, è fondata, naturalmente, sulle future generazioni, su tutti quei giovani (i bamboccioni di Padoa Schioppa) che però avanzano con scarso entusiasmo in quanto lontani dalla politica delle parole e delle promesse. Loro chiedono obiettivi chiari, comportamenti coerenti, chiedono ai “grandi” di offrire esempi di civiltà, premiando i meritevoli, contrastando il bel paese che continua a correre nell’immaginario collettivo alimentato dai circuiti mediatici, un paese che insegue l’apparire anziché l’essere, continuando a premiare i “furbetti” del quartierino, della politica mediocre, dell’economia e della finanza d’accapparamento, dei poteri forti e mediatici… in definitiva la “cultura dei furbetti vincenti”.
Un salto di civiltà urgente non può attendere le alchimie della politica ma richiede proposte elettorali chiare e decise e comportamenti conseguenti ed immediati come l’abbattimento di sprechi e privilegi “da subito”, con i provvedimenti necessari anche se drastici per la conversione delle nostre tasse in servizi efficienti ( ad esempio…non dover attendere mesi o anni per degli esami clinici, per avere adeguati servizi di assistenza agli anziani o per far fronte alle gravi patologie degenerative che spesso accompagnano le nostre vite in una vecchiaia sempre più avanzata e sempre più in difficoltà).
Tutto ciò che serve si deve fare “subito” con maggioranze chiare ed alternative, anche a costo di applicare provvedimenti non condivisi dall’ambito elettorato di centro.
Bisogna avere il coraggio di scegliere, anche se ciò può significare passare la mano ad una maggioranza diversa, come avviene del resto in tutti i paesi a democrazia avanzata.
In realtà il nostro paese si sta muovendo come un vecchio, stanco e malato.
Infatti, qualsiasi cosa, anche se utile e condivisa piomba nella lentezza, tipica della vecchiaia.
Anche entrare nel mondo del lavoro, si tratti di un’assunzione o di aprire una nuova attività, diventa macchinoso costoso, spesso inutile e inconsistente.
Purtroppo le incrostazioni più resistenti sono quelle rappresentate da un sistema amministrativo farraginose che alla fine finisce per tutelare i disonesti (vedi l’evasione fiscale) e danneggiare i cittadini onesti……
Se la burocrazia non ha più una finalità ma alimenta solo se stessa ( naturalmente in questa logica sono riconducibili anche le Aziende ex Enti dello Stato come Poste, Ferrovie, Telecomunicazioni, Alitalia, ecc…) come succede del resto per gli enti inutili (o meglio utili per chi continua a prendere uno stipendio) diventa solo un peso per il paese.
Un peso insopportabile, che si trascina, come il corpo di un vecchio.
Un peso che non impedisce di esprimere buone idee, scrivere validi programmi, ma ne impedisce la realizzazione, trasmettendo a tutti il senso del limite del compromesso perpetuo, delle non scelte o delle scelte apparenti, con un unico fine che sembra essere quello di occupare una poltrona, mantenere uno stipendio (come negli enti inutili) ed occupare il potere, con qualche trasformazione opportunistica e qualche modifica elettorale.
Naturalmente per molti cittadini - politici e non - la verità sta a cavallo tra tutto questo e il desiderio di avere la forza necessaria per muovere un corpo che pesa sempre di più fino a condurre un intero paese all’immobilismo, all’arretramento socio-economico e quindi alla decadenza…anche se quest' ultima prospettiva spaventa il nostro Presidente… e non solo lui.
sabato 22 dicembre 2007
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